Monastero di San Giacomo  - Cenni Storici

 

La  Chiesa e Monastero di San Giacomo (Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, ricordata nelle fonti prevalentemente con il semplice titolo di San Giacomo) fu il centro locale di controllo dei possedimenti fondiari in territorio sutrino del Monastero romano dei Santi Cosma e Damiano in Mica Aurea, testimoniati almeno dal 951 (FEDELE, Carte, doc. 2 giugno 951). La chiesa di San Giacomo viene menzionata per la prima volta in un atto di donazione del maggio 954 (FEDELE, Carte, doc. 3 maggio 954), come situata nel suburbio occidentale di Sutri  "...que sita est in territorio sutrino, quot est in Monte Maiiurinulo ubi antea fuit castello..."("così nel testo del documento, con tutte le sue scorrettezze" SUTRI NEL  MEDIOEVO a cura di M. Vendittelli, p. 20").

    Per quanto riguarda il Monastero di San Giacomo la prima testimonianza della sua edificazione si trova nel privilegio di Giovanni XVIII del 1005. Il documento pontificio confermava i beni posseduti dal cenobio romano dei Santi Cosma e Damiano in territorio sutrino e, citando la chiesa di San Giacomo edificata sul mons Maiurinulus, specificava che presso di essa era in atto la costruzione di un monastero da parte dei monaci Benedettini (ZIMMERMANN, Papsturkunden, 896 - 1046, II, p. 798, 29 marzo 1005).

    La posizione di questo nuovo complesso monastico era molto importante, non solo per la vicinanza con la città, ma anche e soprattutto per il collegamento rapido e diretto con il percorso della Cassia-Francigena.

    Alla iniziale dotazione di beni (del 954), incrementata negli ultimi decenni del sec. X da altre donazioni (anche molto importanti) si aggiunsero terre, edifici e mulini, in parte acquistati, in parte ottenuti grazie ad ulteriori donazioni e lasciti. Col tempo il monastero di San Giacomo divenne un significativo punto di riferimento, testimoniato dalla nascita di toponimi legati alla chiesa e monastero: planum Sancti Iacobi (1074) - vallis Sancti Iacobi (1188) -  via Sancti Iacobi (1216) - mola di Santo Iacovo (1390).

    Nel secondo decennio del sec. XIII nella documentazione fa la sua comparsa l'hospitalis Sancti Iacobi de Sutrio, dove si offriva ricovero, cibo e soccorso a pellegrini, viaggiatori bisognosi di assistenza e poveri. Il responsabile del funzionamento della struttura assistenziale nel 1217 risulta essere dominus Iohannes hospitalarius (ASR, SCD, cass. 17, perg. 211, 2 gennaio 1217).

    Il monastero di San Giacomo dalla seconda metà del sec. XI e fino agli anni trenta del sec. XIII appare retto da un prepositus che sembra appartenesse alla comunità monastica dei Santi Cosma e Damiano dal quale dipendeva. Il monastero con l'hospitale e tutti i  suoi possedimenti continuò a costituire una dipendenza del cenobio romano anche quando l'ente religioso fu tolto alla comunità Benedettina che vi risiedeva (1230) per essere affidato per un brevissimo periodo ai Camaldolesi e in via definitiva (1234) alle Clarisse.

    Nel sec. XIV il Monastero di San Giacomo viene posto per importanza, dopo l'Araceli, come terzo convento della custodia di Roma. Diversi ordini religiosi e personaggi illustri adibirono il monastero a loro dimora.  Dagli atti della comunità sutrina del  6 maggio 1550 e del 13 marzo 1551 si assiste al passaggio del convento di San Giacomo dai frati Minori Osservanti Francescani ai frati eremiti della congregazione del Beato Pietro di Pisa dell'ordine di San Girolamo. Commendatario perpetuo e governatore di Sutri era il cardinale Giovanni Moroni la cui presenza nel monastero di San Giacomo è testimoniata da architravi e balaustre con il suo stemma cardinalizio.

    Nel 1555 fu nominato vescovo di Sutri e Nepi il cardinale Tiberio Crispi che stabilì la sua dimora nella Villa-Convento di San Giacomo fatta ristrutturare ed abbellire da Giovanni Moroni.

    Nel 1670 Innocenzo X, promotore della riforma di alcuni ordini religiosi assegnò il monastero alla giurisdizione del vescovo di Sutri cardinale Giulio Spinola.

    In seguito il caritatevole e generoso monsignor Lorenzo Signani, cappuccino e predicatore apostolico nominato vescovo nel 1855, ampliò San Giacomo a sue spese con nuovi edifici destinati agli alunni del seminario vescovile.

    Nel 1901 monsignor Giuseppe Bernardo Doebbing, definito perla dell'episcopato italiano, restaurò il monastero a proprie spese in forma più bella.

 

 

 

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